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Capitolo 15 Il Governo della famiglia di Dio, Manca il testo 1

La confessione di Caino

9. Ed egli vide che quel serpente, che aveva poco prima divorato, era egli stesso nella sua parte ancora cattiva; e vide che solo per effetto della propria rabbia egli aveva suscitato col proprio alito il serpente sulla Terra, nella sua riapparsa essenzialità; e vide inoltre, che le parole del serpente erano le sue stesse parole, che prendevano origine dal fondamento più intimo del proprio essere primordiale, anteriore ad ogni creazione del mondo visibile della materia.

10. E si rese conto, ancora, di come egli aveva con ciò riaccolto in sé il serpente, ovvero come egli stesso si fosse rafforzato in ogni malvagità e nella falsità che da essa deriva; e vide quanto profondamente egli era nuovamente precipitato nella morte.

11. Allora egli, pervaso da gran pentimento, cadde a terra e pianse, ed esclamò a voce altissima (Caino): «O grande, onnipotente, fortissimo e santissimo Dio! Ora soltanto io riconosco il mio infinito peccato e la mia debolezza infinita dinanzi a Te e alla Tua Giustizia, ma anche dinanzi al Tuo illimitato Amore!

12. Ecco, io non sono degno dell’esistenza: – annientami dunque per l’eternità, fino nel mio più intimo fondamento, affinché d’ora innanzi io non sia più niente in eterno, e affinché il massimo peccato, che è unicamente mio, venga così cancellato per tutta la discendenza benedetta di Adamo e di Eva!»

13. Ed ecco, suo fratello Abele allora brandì nuovamente la spada nella sua mano sinistra, ma questa volta ponendola sul petto di Caino.

14. E vedi, subito una nuova vita si irradiò in Caino, e la “fame della morte” lo abbandonò, ma al suo posto si fece tanto più sentire in lui la “fame della vita”. Al momento però egli non poteva trovare ciò che lo avrebbe potuto saziare, e poiché non trovava nulla, si rivolse nuovamente ad Abele, e così parlò:

15. «Vedi, o fratello, ho una grande fame di un cibo di Vita: – un cibo che abbia la vita in sé, e non la morte, com’era con la carne del serpente e con il suo freddo sangue! Perché, vedi, fratello, essendomi venuta dal profondo del mio essere la conoscenza di come io ero prima, e di come sono ora, io adesso sento in me un grande pentimento, e percepisco una grande fame e una sete ardente dell’Amore divino e della Sua immensa Misericordia! Poiché, vedi, io piango senza voce, e il pentimento è in me senza lacrime: – saziami quindi con la voce dell’Amore, e calma la mia grande sete con le lacrime del pentimento!

16. Perché, ascolta e intendi: – Io, il sommo, ora sono divenuto il più infimo della polvere; io, il fortissimo, sono adesso ridotto ad essere più debole di un moscerino; ed io, il più luminoso, sono diventato ora più tenebroso del punto centrale della Terra!

17. E così sto ora dinanzi a te: – a te che, fuori da me, divenisti un piccolo spirito. Ma ora esso è in tutto più grande di quanto lo fossi stato io allora, quando ancora non esisteva il mondo. Infatti, avvenne che io, da me stesso, nella mia esuberante potenza, mi sono imprigionato nella mia forza eccessiva e divenni per questo il più debole fra tutti. Infatti, allora, coloro che avevano molto perdettero molto, mentre coloro che avevano poco perdettero poco. Ma io, che avevo tutto, perdetti tutto, e questo accadde per colpa mia; e gli altri perdettero il loro molto, oppure il poco, unicamente a causa della mia bruciante colpa.

18. O fratello Abele, non indugiare dunque, e porgimi una vivanda di vita, affinché abbia la voce per piangere; e dona a me, il reietto della benedizione, una bevanda, affinché io non mi strugga in un pentimento senza lacrime!»

19. Allora Abele calcò di nuovo il suolo della Terra e si avvicinò a Caino, del tutto corporalmente, e gli disse: «O Caino, o debole fratello del mio corpo e figlio di Adamo e di Eva, alzati e seguimi! Io voglio ricondurti ai tuoi genitori e a tutti i tuoi fratelli e sorelle, perché là troverai in abbondanza tutto quello di cui sei tanto privo e là verrai saziato, e tutta la tua sete sarà spenta.

20. Ma quando così sarai saziato e sarà estinta la tua sete ardente, pensa allora al Signore, nel Suo Amore e nella Sua Grazia misericordiosa; e pensa ancora che “il primo è l’ultimo, e l’ultimo è il primo!”

21. E ora seguimi in tutta pazienza e mansuetudine; e tutta la tua forza sia d’ora in poi la pazienza, e tutta la tua potenza sia d’ora in poi la mansuetudine; e così tu troverai ancora grazia al cospetto di Colui il cui Amore è infinito e non ha confini in tutte le eternità delle eternità».

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