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Capitolo 151 Dall’Inferno al Cielo, Manca il testo 2

L’anima, quale forma sostanziale esteriore dell’uomo, in effetti, non ha in sé nessuna luce all’infuori di quella che penetra in lei dall’esterno da altri esseri che già da tempo hanno in sé una propria luce interiore; perciò il suo riconoscere è anche solo un riconoscere frammentario. Poiché quelle parti dell’immagine che l’anima ha del mondo, che in lei vengono a trovarsi nel punto focale di un raggio che penetra dall’esterno, proprio quelle parti vengono anche riconosciute dall’anima in tutti i suoi dettagli e giudicate così come queste si presentano davanti ad essa. Ma se la luce cade da una parte qualsiasi ad un’altra, allora si manifesta una totale dimenticanza di quanto ha visto prima. Così nell’anima emerge, come una meteora, qualcosa di completamente diverso e viene riconosciuto e giudicato da lei solo per il tempo in cui si trova sotto la luce. Se in seguito ad un ulteriore cambiamento, la luce che penetra dall’esterno si sposta allontanandosi anche dalla parte che era stata illuminata nel secondo caso, allora finisce anche la comprensione dell’anima relativa alla seconda parte illuminata. E così l’anima potrebbe farsi illuminare un’eternità dopo l’altra dall’esterno, ma rimarrebbe sempre allo stesso punto di conoscenza in cui si trovava prima. – Dall’Inferno al Cielo, Manca il testo 2, Capitolo 151, Paragrafo 11

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